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Il monitoraggio dei consumi elettrici industriali

Monitoraggio dei consumi elettrici industrialiL’aumento del costo dell’energia elettrica, l’imprevedibilità dei mercati e dell’approvvigionamento di gas e acqua, l’esigenza di una maggiore efficienza… i motivi che spingono un’azienda media o grande a dotarsi di un sistema di monitoraggio dei consumi elettrici industriali sono molteplici. Alla base c’è la volontà di attuare un maggiore controllo sui consumi, non solo a livello di costi ma anche per quanto riguarda gli sprechi e le relative cause, le curve di carico, lo storico e molto altro ancora. Oltre ad assicurare una diminuzione dei costi per l’energia elettrica, il monitoraggio dei consumi elettrici industriali è fondamentale per conseguire un progressivo miglioramento della gestione dell’energia elettrica nel suo complesso.

I benefici garantiti dal monitoraggio dei consumi elettrici

Fermarsi al solo risparmio economico dovuto al taglio in bolletta sarebbe riduttivo e fuorviante. Per quanto il pensiero vada subito all’efficienza energetica e quindi all’abbattimento dei costi, monitorare i consumi elettrici industriali vuol dire molto di più. Installare un sistema di monitoraggio significa avere a disposizione la totalità delle informazioni per ogni voce di spesa, dal singolo macchinario all’impianto di illuminazione. Informazioni che possono tornare utili per ottenere certificazioni e adeguarsi a determinate normative (in primo luogo la UNI CEI EN ISO 50001), ma anche per strappare condizioni economiche più vantaggiose dal punto di vista delle offerte luce e gas, per dimensionare l’impianto di domotica, per decidere come, dove e quando effettuare un investimento e così via.

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Certificati bianchi: cosa sono e quali opportunità

Certificati bianchiNella news Certificati bianchi: funzionamento e vantaggi abbiamo presentato uno dei sistema di incentivazione per l’efficienza energetica più convenienti e forse meno sfruttati del nostro paese. Un sistema istituito per legge nel luglio del 2004 ed entrato in vigore nel gennaio del 2005, che prevede per le aziende aderenti la possibilità di ricevere bonus economici per gli interventi strutturali indirizzati al miglioramento delle performance energetiche. Poco conosciuti nonostante il loro potenziale, i certificati bianchi (o Titoli di Efficienza Energetica – TEE) rappresentano una ghiotta opportunità di business per realtà industriali con medie e grandi potenze installate. Fabbriche per la lavorazione del pellame, marmisti, vetrai, cementifici, inscatolamento del cibo, estrazione di minerali e tanti altri, accomunati dall’utilizzo sostenuto e continuativo di compressori, frigoriferi e macchinari con elevati consumi di energia elettrica o gas. Ma quali sono in concreto le opportunità di risparmio dei certificati bianchi?

Bonus a consuntivo o con modulo per investimenti all’avanguardia

Il bonus dei certificati bianchi si ottiene in due modi. O attraverso una procedura “a consuntivo”, per cui vengono misurati e monitorati i consumi prima e dopo l’intervento, oppure tramite la compilazione di un modulo messo a disposizione dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Per le procedure a consuntivo citiamo a titolo di esempio l’ammodernamento dell’impianto di illuminazione con tecnologia a LED: si misura il consumo delle normali lampadine utilizzate nello stabilimento e, in un secondo momento, il consumo energetico dei LED installati. Per quanto riguarda il modulo con il quale richiedere i certificati bianchi, occorre inviare la richiesta con i dettagli tecnici dell’azienda e del tipo di intervento sostenuto, affidandosi alla competenza di un energy manager o di una ESCo.

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Esenzione accise sull’energia elettrica aziendale

Esenzione accise energia elettricaTra le occasioni di risparmio che le imprese italiane dovrebbero considerare, vale la pena citare le accise sull’energia elettrica aziendale. Un costo superfluo per moltissime attività in quanto la legge prevede, per determinati utilizzatori di energia, l’esenzione dal pagamento delle relative accise. Come previsto dal Testo Unico delle Accise (D.Lgs. 26/10/1995 n. 504) all’art. 52 comma 2, l’elenco include le aziende impegnate nella riduzione chimica, nei processi elettrolitici e nei processi metallurgici, nei processi mineralogici e nella realizzazione di prodotti sul cui costo finale, calcolato in media per unità, incida per oltre il 50 per cento. Tra le attività interessate dall’agevolazione citiamo a titolo di esempio chi si occupa di produzione di alluminio e semilavorati, fusione di acciaio, fusione di metalli leggeri, fabbricazione di prodotti refrattari, riparazione di articoli in vetro, produzione di cemento, di calce, di gesso, di malta, di prodotti abrasivi…

In base al loro codice ATECO, cementifici, marmisti, vetrai, siderurgia e altre aziende pagano delle accise sull’energia elettrica che non sono dovute. Esiste tuttavia la possibilità, a fronte di una pratica condotta con l’agenzia delle dogane, di ridurre o abbattere del tutto questa accisa, che incide per il 6-7% del totale sulle spese. È inoltre possibile recuperare le accise versate negli anni passati. Quello che si deve fare è modificare la quota di consumo da escludere dall’applicazione dell’accisa, per cui diventa necessario molte volte installare dei contatori e dei sottocontatori. Occorre inoltre compilare il modulo di agevolazione e allegare la documentazione utile per dare corso al procedimento (schema unifilare dell’intera rete elettrica, verbale dell’Ufficio dell’Agenzia, ecc).

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Piano energetico aziendale: modalità e vantaggi

Piano energetico aziendalePredisporre un piano energetico aziendale significa studiare i consumi di energia elettrica e gas di un’impresa, avendo come obiettivo il conseguimento di un maggior risparmio e di una migliore efficienza. Al di là di quelli che sono gli obblighi della diagnosi energetica industriale, qualsiasi azienda, grande o piccola che sia, può rivolgersi a un consulente esterno e richiedere l’analisi dei propri consumi, nell’ottica di pianificare e in seguito mettere in pratica un piano energetico più o meno duraturo. La flessibilità è un requisito importante per rispondere alle esigenze imprenditoriali dell’azienda. Il piano energetico non deve per forza prendere in considerazione tutti i consumi, ma può essere suddiviso per settori (magazzino, officina, distribuzione), fonti (riscaldamento, condizionamento dell’aria, carburante), priorità (isolamento termico, cambio di fornitura), ecc ecc…

Benefici di un piano energetico aziendale nel breve e lungo termine

Molti imprenditori ritengono erroneamente che i benefici di un piano energetico aziendale si possano misurare solo nel lungo periodo. In realtà si può parlare di benefici di breve e lungo termine. Tra i primi troviamo ad esempio il cambio di fornitura di energia elettrica e gas, un intervento semplice e immediato, che permette di risparmiare da subito usufruendo delle migliori offerte su luce e gas. Ci sono poi diverse agevolazioni che le aziende hanno facoltà di richiedere o a livello regionale o a livello statale, in primo luogo i certificati bianchi (o Titoli di Efficienza Energetica), grazie ai quali una maggiore efficienza nei consumi si traduce in un incentivo economico tangibile.

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Analisi dei consumi energetici nei fabbricati industriali

Analisi consumi fabbricatiDopo aver visto in cosa consiste l’obbligo di diagnosi energetica industriale, parliamo ora di consumi energetici nei fabbricati industriali in generale, considerando i possibili vantaggi di un’analisi nei medi e grandi stabilimenti. Innanzitutto distinguiamo le diverse voci che incidono sul bilancio energetico, ovvero sul totale dei consumi di un fabbricato industriale. A fare la parte del leone sono quasi sempre i macchinari. Che siano linee di produzione di bombole del gas o cesoie/bordatrici per la lavorazione della lamiera, le isole e gli impianti automatici o semi automatici consumano notevoli quantità di energia. L’intervento consigliato in questo caso è l’ammodernamento del parco macchine: se in fase di analisi del fabbricato industriale dovesse emergere la convenienza di acquistare nuovi macchinari, sarà opportuno valutare l’opzione e assicurarsi così minori consumi.

L’alternativa al taglio dei consumi è la diminuzione della dipendenza energetica. Qui le strade da percorrere sono due, entrambe sicure e collaudate. La prima è l’installazione di un impianto fotovoltaico sul tetto del fabbricato industriale. L’energia fotovoltaica prodotta andrà a ridurre il fabbisogno del capannone, con ripercussioni positive sulla bolletta per almeno 20 anni. La seconda strada, ammesso che in fase di analisi ne emerga il beneficio, è quella del solare termico, vale a dire l’autoproduzione di energia per il riscaldamento dell’acqua. Sappiamo bene come l’acqua calda non serva solo nel bagno ma anche e soprattutto in un eventuale sistema di riscaldamento invernale radiante, così come per alimentare gli stessi macchinari.

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I certificati bianchi per illuminazione a LED

Certificati bianchi per illuminazione LEDLa strada verso l’efficienza energetica passa anche attraverso i certificati bianchi per l’illuminazione a LED. Chiamati anche Titoli di Efficienza Energetica (TEE), i certificati bianchi non sono altro che incentivi emessi dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) in favore di quelle aziende virtuose capaci di adottare politiche di riduzione dei consumi di energia elettrica, gas naturale ed energia diversa da quella elettrica. Nel caso dell’illuminazione a LED, i certificati bianchi rappresentano un vero e proprio contributo economico per quanti dimostrano di aver ottenuto un significativo risparmio in bolletta grazie alla sostituzione del sistema di illuminazione con tecnologia LED di ultima generazione (powerled, RGB, SMD, ecc). Ma vediamo nel dettaglio la procedura per ottenere i certificati bianchi.

Come sapere se abbiamo diritto ai certificati bianchi per il LED

Spinti dalla crisi o dall’esigenza di ottimizzare le risorse, molti imprenditori si sono mossi da soli alla ricerca di soluzioni per il risparmio energetico. Riconoscere le opportunità e orientarsi in un mercato così vasto e complesso rimane tuttavia un’operazione alla portata dei più esperti, tanto più se esistono incentivi “nascosti” come i titoli di efficienza energetica. Questi ultimi hanno un valore medio di 100 euro e sono negoziabili sul mercato dei TEE, l’unico in cui sia consentita la vendita o l’acquisto dei certificati bianchi. Si capisce che un meccanismo di tale portata esige una profonda esperienza, ma se vogliamo sfruttare fino in fondo i vantaggi del LED, vale la pena adoperarsi e puntare alle migliaia di euro l’anno di risparmio garantite dai certificati bianchi. Come?

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Analisi fattura energia elettrica per le aziende

Analisi fattura energia elettrica aziendaleL’analisi della fattura dell’energia elettrica aiuta le aziende a mettere in atto una serie di strategie per la riduzione dei consumi energetici e il miglioramento delle performance. Si parte analizzando il le specifiche della fattura e in particolare il contratto di fornitura stipulati dall’azienda. Molto spesso una quota significativa del risparmio viene proprio da qui: in un mercato libero e per questo sempre più agguerrito (leggasi spietato), i fornitori non vanno per il sottile e applicano clausole superflue con l’unico obiettivo di massimizzare il guadagno, imponendo agli imprenditori costi che non dovrebbero sostenere. Cambiare la fornitura di energia elettrica, cercare la migliore offerta luce e gas in base ai consumi reali, o ancora rinnovare il contratto di energia con un piano più vantaggioso, sono tutte strade da prendere in considerazione per iniziare a tagliare i costi.

Dall’analisi della fattura alle altre strategie di efficientamento

Come abbiamo visto l’analisi della fattura dell’energia elettrica di un’azienda rappresenta solo il primo passo verso un futuro all’insegna dell’efficienza e del risparmio. L’imprenditore che sceglie di percorrere questa strada ha poi a disposizione una serie di strumenti validi e collaudati, che spaziano dalla semplice adozione di buone pratiche (tinteggiatura della copertura con vernice bianca per diminuire l’uso dell’impianto di climatizzazione durante l’estate) ai più complessi interventi strutturali (ad es. installazione di moduli fotovoltaici). Ne abbiamo parlato tra gli altri negli articoli 7 buone pratiche aziendali per il risparmio energetico e come ridurre i costi aziendali senza investire.

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Diagnosi energetica industriale: guida agli obblighi

Diagnosi energetica obbligatoriaIl termine per la presentazione della diagnosi energetica industriale si fa sempre più vicino. Il prossimo 5 dicembre scade infatti la data ultima per l’invio della diagnosi energetica all’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Chi non si adeguerà al Decreto Legislativo 102/2014 in materia di efficienza energetica rischia sanzioni pesanti: per ogni sito aziendale in cui non viene prodotta la diagnosi energetica sono previste multe fino a 40.000 €, che scendono a 20.000 € massimo se la diagnosi viene effettuata ma non risponde ai requisiti previsti. A proposito di requisiti, la diagnosi energetica industriale – anche nota come audit energetico – deve rispecchiare i punti della UNI 16247, vale a dire completezza, attendibilità, tracciabilità, utilità e verificabilità.

I soggetti coinvolti nella diagnosi energetica obbligatoria

L’analisi energetica industriale ha come target le grandi imprese e le aziende “energivore”. In particolare, i destinatari del decreto sono:

  1. Le grandi imprese che occupano più di 250 persone e/o con fatturato annuo sopra i 50 milioni di euro e/o con bilancio annuo totale sopra i 43 milioni di euro (v. direttiva europea 2003/96/CE);
  2. Le imprese “energivore” così come definite dall’articolo 39 c.1 o c.3 D.Lgs. 83/2012

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Consulenza strategica per la riduzione dei costi aziendali

Consulenza strategica per riduzione costi aziendaliL’energy management è ormai un servizio chiave per qualsiasi impresa di una certa dimensione. Fornire una consulenza strategica per la riduzione dei costi aziendali rappresenta il primo e più importante obiettivo dell’energy management. La figura professionale incaricata di offrire la sua competenza per ridurre i costi aziendali si chiama energy manager e può lavorare da solo o in team all’interno di una Società ESCo strutturata. I compiti dell’energy manager non si limitano alla consulenza fine a se stessa, ma includono la progettazione di interventi completi per diminuire i consumi di energia, gas e talvolta carburanti. Il consulente analizza la situazione dell’impresa e propone veri e propri piani di risparmio basati su un taglio dei costi nel breve e nel lungo periodo. Tra le buone pratiche per il risparmio energetico troviamo l’installazione del fotovoltaico industriale, l’illuminazione LED, l’impianto di domotica, l’adozione di una flotta ibrida o elettrica…

Le idee in merito si moltiplicano mano a mano che crescono i costi dell’energia elettrica per le aziende. Una semplice consulenza, anche a distanza, è sufficiente per comprendere gli enormi margini di riduzione dei costi aziendali su cui realtà grandi e medie possono lavorare. Molti, a questo proposito, potrebbero pensare che il governo faccia poco o nulla. Il problema della mancanza di incentivi e agevolazioni in effetti esiste (sebbene più a livello nazionale che regionale), ma se consideriamo il Decreto legislativo 115/2008 e in particolare la parte dedicata alle Energy Service Company (o ESCo), la questione assume tutta un’altra prospettiva. La ESCo, per definizione, si occupa infatti di finanziare o procurare il finanziamento per il progetto di risparmio energetico, sollevando il cliente finale da ogni forma di investimento.

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7 buone pratiche aziendali per il risparmio energetico

7 buone pratiche aziendali per il risparmio energeticoNegli ultimi anni, complice la crisi economica, abbiamo assistito alla riscoperta di buone pratiche aziendali per il risparmio energetico (e non solo). Soprattutto in questo ambito le soluzioni per tagliare i consumi e quindi i costi vivi si sono moltiplicate, offrendo a imprenditori grandi e piccole numerose opportunità per ridurre le spese. Noi di Wp Energy vogliamo dare il nostro contributo alla discussione, fornendovi 7 buone pratiche aziendali collaudate, che vi permetteranno di aumentare l’efficienza e diminuire la dipendenza energetica. Partiamo dalla prima: l’analisi della bolletta energetica.

 

Buona pratica n° 1: analisi della bolletta energetica

La madre di tutte le buone pratiche aziendali è (o dovrebbe essere) l’analisi periodica della bolletta energetica. L’obiettivo è quello di individuare eventuali costi “gonfiati” e capire se esistono piani tariffari più vantaggiosi in base alle reali esigenze dell’impresa. Wp energy offre questo servizio in forma gratuita e senza impegno. Prova subito!

Buona pratica n° 2: installazione fotovoltaico industriale

I vantaggi del fotovoltaico industriale sono evidenti: più valore al capannone o allo stabilimento, meno inquinamento in atmosfera, miglioramento dell’immagine aziendale e un risparmio energetico che può superare i 10.000 euro ogni anno.

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